Blue Economy

di Ignazio Catauro

La “Blue Economy”, ideata da Gunter Pauli, si ispira agli ecosistemi naturali, dove tutto viene riutilizzato e niente viene sprecato. Essa è intesa come una imitazione dei sistemi naturali nella loro grande capacità di riutilizzare continuamente le risorse, senza produrre rifiuti né sprechi. Pauli nel libro affronta il complesso tema della crisi economico-ambientale-sociale di questi anni indicando una serie di possibili soluzioni in grado di generare nuova occupazione, qualità ambientale, cultura di sistema.

Nel testo “Blue Economy” Pauli presenta le idee più innovative per sviluppare un’economia del 21° secolo competitiva, con basse emissioni di carbonio e un efficiente utilizzo delle risorse. È curioso scoprire che alcune delle più interessanti opportunità occupazionali deriveranno dalla riproduzione dell’efficienza a rifiuti zero degli ecosistemi. Il mondo naturale, in tutto il suo splendore e la sua ricchezza, ha già risolto molte delle sfide che la sostenibilità ci pone. L’autore sostiene che la “Blue Economy” sarà l’unico modo per sfamare i nove miliardi di esseri umani che popoleranno il pianeta nel 2050 essendo un modello di sviluppo economico basato su durabilità, rinnovabilità e riutilizzo delle risorse, che punta a rivoluzionare le nostre attività produttive e ad azzerare le emissioni inquinanti.

La Blue Economy rappresenta dunque un modello su scala mondiale che si propone come evoluzione della Green Economy. Mentre quest'ultima ha come scopo principale quello abbattere le emissioni di CO2 entro limiti considerati accettabili, l'Economia Blu ha come obiettivo l'azzeramento totale delle emissioni nocive.

La “Blue Economy” non prevede quindi un aumento degli investimenti a tutela dell'ambiente, bensì incoraggia l'utilizzo di tecnologie nuove che, grazie alla ricerca scientifica, ridurrebbero i costi di produzione in ogni settore pur nel totale rispetto dell'ambiente. Auspicabilmente, ai minori investimenti corrisponderebbero maggiori ricavi e, quindi, un aumento dei posti di lavoro.

È giunto il momento di modificare i nostri modelli comportamentali: il contrasto all’inquinamento ambientale e l’abbandono degli schemi economici tradizionali sembrano le uniche soluzioni per mitigare il rischio. Un innovativo modello di business basato sul recupero e la reimmissione di materie prime e scarti nel circuito produttivo è la reale ed unica possibile risposta alla “catastrofe” economica-ambientale.

L’economista belga parte da un concetto molto semplice, che si ispira alla biomimesi: lo studio del funzionamento della natura, dove nulla è sprecato e tutto viene riutilizzato in un processo che trasforma i rifiuti in materie prime. In che modo? Trovando nuove tecniche di produzione e migliorando quelle già esistenti.

Facciamo un esempio. Quando beviamo una tazza di caffè ingeriamo solo lo 0,2% della biomassa raccolta dall’agricoltore. Il resto, il 99,8% è gettato via. Ma non è materiale di scarto. Esistono molte realtà in tutto il mondo che utilizzerebbero questi scarti, ad esempio per coltivare altri alimenti. Questo è il concetto di Blue Economy: fare di più con quello che abbiamo.

La “Blue Economy” è un modello di business sostenibile, ovvero capace di generare un impatto positivo e di lungo termine sull’intero sistema produttivo, puntando a rivoluzionarlo integralmente. La Natura non è vista come una risorsa ma come un valore.

In parte l’economia blu viene vista come una evoluzione della green economy. Ma a differenza della green economy, essa non richiede alle aziende di investire di più per salvare il pianeta, al contrario non concentra la sua attenzione sulla riduzione dei materiali inquinanti e un impiego di maggiori risorse da parte delle aziende. L’economia blu punta a produrre zero rifiuti pericolosi per il nostro pianeta e a creare maggiori profitti, utilizzando un minore investimento di capitali. Si parla in questo caso di “blue thinking”: un approccio che mira a favorire la crescita economica ma con un minore impiego di capitali. Il tutto grazie alle innovazioni tecnologiche e alla trasformazione di sostanze precedentemente sprecate in merce redditizia.

Un certo numero di esperti vede la “Blue Economy” come una nuova frontiera della crescita, una sorta di Eldorado con una triplicazione prevista del suo valore aggiunto tra il 2020 e il 2030. E questo in un contesto di riduzione della crescita mondiale e di ricerca di fonti di espansione economica da parte di molti governi .

La Blue Economy è la filosofia dei “Zeri in Azione”. È dove il meglio per la salute e l'ambiente diviene più economicamente conveniente e le risorse basi necessarie alla sopravvivenza di una comunità diventano gratuite per tutti grazie a un sistema locale di produzione e consumo che funziona con ciò che si ha sui territori stessi. Attraverso i modelli di business innovativi si è in grado di portare sui mercati prodotti e servizi competitivi che rispondano ai bisogni di base della comunità, costruendo al contempo il capitale sociale e migliorando una vita consapevole in armonia con il percorso evolutivo della natura. La vera competitività sta nello sfruttare e ottimizzare le virtù e i valori innati che collegano il potenziale locale non sfruttato. La Blue Economy risponde alle esigenze di base di tutti con quello che ha l’ambiente che si vive, introducendo innovazioni ispirate alla natura, generando molteplici benefici, tra cui posti di lavoro e capitale sociale, “offrendo di più con meno”.

Le soluzioni sono innanzitutto basate sulla bio-fisica. I sistemi naturali producono le materie prime ed energia, in questo modo non esistono rifiuti. Qualsiasi sottoprodotto è la fonte di un nuovo prodotto. La ricchezza principale sta nella biodiversità della natura, in netta contrapposizione alla standardizzazione dei sistemi produttivi industriali tradizionali. La natura è in grado di offrire ampio spazio di azione a quegli imprenditori che sapranno fare “di più con meno”. La “Blue Economy” fonda le sue convinzioni sul riconoscimento che la “natura funziona solo con ciò che è disponibile localmente”, dunque un business sostenibile si evolve nel rispetto non solo delle risorse locali, ma anche della cultura e della tradizione di un luogo (agricoltura sociale).

L'attuale modello economico si basa sulla scarsità come base per la produzione e il consumo. Mente l’Economia Blu riconosce che la natura possa rispondere ai bisogni di base per poi evolversi da “sufficienza in abbondanza”.

I principi basilari di questo modello economico possono essere così riassunti:

- In Natura tutto è biodegradabile, è solo una questione di tempo.

- Nei sistemi naturali tutto è connesso e si evolve verso la simbiosi.

- In Natura acqua, aria e terra sono i beni comuni, liberi e abbondanti.

- In Nature un processo genera molteplici vantaggi.

- I sistemi naturali condividono i rischi. Qualsiasi rischio è un motivatore per le innovazioni.

- La natura è efficiente. Pertanto, un business sostenibile massimizza l'uso del materiale disponibile e dell'energia, riducendo il prezzo unitario per il consumatore.

- La natura cerca l'ottimale per tutti gli elementi impliciti.

- In natura i negativi vengono convertiti in positivi. I problemi sono opportunità.

- La natura cerca economie di scopo. Un'innovazione naturale porta vari vantaggi per tutti.

In parte simile alla "Green Economy", il modello di Economia Blu mira a migliorare il benessere umano e l'equità sociale, riducendo significativamente i rischi ambientali e le scarsità ecologiche. Realizzare il pieno potenziale dell'economia blu significa inclusione e partecipazione di tutti i gruppi e settori sociali interessati. L'economia blu non riguarda solo le opportunità di mercato; prevede inoltre la protezione e lo sviluppo delle risorse "blu" più intangibili come gli stili di vita tradizionali, in una logica di tutela della resilienza locale per aiutare i “Territori vulnerabili” a mitigare gli effetti spesso devastanti del cambiamento climatico. Ma soprattutto, la “Blue Economy” significa adottare un modo completamente nuovo di pensare all'economia e progettare metodi di produzione e consumo a basso impatto. Gunter Pauli, che ricordiamolo è anche il fondatore del “think tank” internazionale “Zero Emissions Research Initiative”, sostiene che possiamo passare da un'economia di scarsità a una di abbondanza usando solo "ciò che già abbiamo" se prendiamo ispirazione dalla natura. La sua visione della “Blue Economy” è che non richiede ingenti investimenti per creare le aziende; al contrario, anche con un investimento di capitale minimo, è possibile creare capitale sociale e creare opportunità di lavoro. Pauli ci mostra molti esempi di come ciò potrebbe essere fatto: coltivare funghi sui fondi di caffè, sostituire le lame metalliche utilizzate nei rasoi usa e getta con filo di seta, fare gioielli con il riso, riutilizzare bucce di pomodoro per produrre filtri solari e usare rifiuti di arancia per creare abiti. Nel suo libro "L'economia blu", Pauli parla di 100 innovazioni e 100 milioni di nuovi posti di lavoro. Le Storie di Pauli e della sua “Blue Economy”:

- Jason Cheng, fondatore della Singtex Corporation (Taiwan), mescolando i fondi di caffè ai tessuti è riuscito a ottenere capi di abbigliamento traspiranti, antiodore e capaci di bloccare i raggi UV. Le sue fibre sono state adottate da più di 100 aziende, tra cui Nike, Adidas e Patagonia.

- L’impresa di Shih Huei Liang (Taiwan) ha messo a punto un sistema per produrre la carta dagli scarti delle operazioni minerarie, evitando anche la costruzione dei colossali bacini di stoccaggio dei detriti, altamente inquinanti per l’elevato contenuto di metalli pesanti).

- Lo svedese Stefan Larsson ha costruito dei pannelli fotovoltaici iperefficienti, in grado sia di scaldare l’acqua sia di depurarla, rendendola potabile.

- Novamont ed Eni hanno convertito l’impianto petrolchimico di Porto Torres, che oggi produce bioplastiche utilizzando i cardi.

Al cuore della Blue Economy c'è il ''blue thinking'', una filosofia di pensiero che si rifiuta di vedere il rispetto dell'ambiente come la necessità di cercare soluzioni ai problemi produttivi. Al contrario, questo approccio guarda all'ecosostenibilità e alle risorse rinnovabili come ad un mondo di possibilità a vantaggio della crescita sociale ed economica. Si può dire che la filosofia ''green'' abbia fatto da apripista e che ora il mondo si stia organizzando per il passo successivo verso il benessere, l'ecosostenibilità ed un'economia più “equa e solidale”. La chiave di volta sta nella scelta di evolversi da un “core business” basato su una competenza di base a un “portfolio di business” che generano molteplici benefici per il business stesso e la società nel suo complesso, che riporti la natura sul suo percorso evolutivo e simbiotico. Fintanto che le imprese continueranno a perseguire economie di scala, basate su prodotti standardizzati, garantiti in tutto il mondo attraverso consegne puntuali e outsourcing in cui la produttività del lavoro è la chiave del successo, il tasso di disoccupazione continuerà a salire mentre gran parte della popolazione continuerà ad essere esclusa dai livelli base di benessere. Ma se il modello di business evolve verso il pieno utilizzo di tutte le sue risorse disponibili, raggruppando le attività e passando a livelli di efficienza più elevati, allora emergerà un nuovo modello economico più inclusivo ed efficiente. L’esempio di “Un'azienda produttrice di caffè può generare entrate non solo dalla produzione di caffè, il suo core business, mai potrà anche generare ulteriori entrate dai funghi coltivati sui rifiuti, e tutto ciò che rimane dopo la raccolta dei funghi ricchi di proteine diventerà un ottimo mangime per animali. Un processo produttivo basato che prima si basava su di una cola entrata si evolve fino a sviluppare tre diversi “business” anche se tra di loro collegati e conseguenti.

Le aziende fino ad ora si sono concentrate eccessivamente sulla riduzione dei costi e quindi hanno perseguito una strategia globale alla ricerca del luogo più economico e flessibile per la produzione di beni e servizi. Tuttavia, la spinta verso prodotti sempre più economici ha comportato una sempre maggiore riduzione di denaro circolante nelle economie locali, che hanno sempre meno occupazione e meno potere d'acquisto, tutto questo si traduce in una contrazione economica catastrofica che vede anche una contrazione eccessiva della spesa pubblica per i servizi essenziali.

Il potere della “Blue Economy” è quello di reintegrare il denaro nell'economia locale e, contrariamente alla credenza tradizionale, offrire prodotti di alta qualità a un prezzo inferiore. “I funghi sani prima non alla portata della maggior parte dei consumatori, sono ora disponibili freschi e richiedono molta meno energia per il trasporto. Quando la catena di approvvigionamento alimentare globale implica che fino al 90 percento di tutto il valore aggiunto generato nei supermercati viene speso per i trasporti, ora che non sarà più necessario alcun trasporto, i costi potranno essere ridotti, i margini economici miglioreranno e i prezzi per il consumatore potranno essere ridotti”.

La Blue Economy si applica a qualsiasi settore commerciale e oltre al reinserimento di liquidità nell'economia locale e all'uso di risorse disponibili localmente, è indirizzata all'eliminazione di tutto ciò che non è necessario. “Una batteria non è sostituita da una batteria verde, è semplicemente sostituita da un sistema energetico per dispositivi elettronici mobili e accumulo di energia che non si basa sulla batteria a base di metallo (e guidata da mining)”. Ciò rappresenta un notevole risparmio di materiali e costi, riducendo al contempo l'impatto ecologico sull'ambiente e i rischi per la salute dei cittadini.

Tuttavia bisogna riconoscere che la “Blue Economy” non si adattata alle grandi società, che hanno un modello commerciale consolidato che sarà difficile cambiare. La filosofia che sottende all’Economia Blu rappresenta piuttosto uno stimolo per i giovani e gli imprenditori a fare uso di un'ampia piattaforma di idee innovative che sono state implementate in tante parti del mondo per dimostrare che un futuro diverso è realmente possibile, a condizione che andiamo oltre il “Noto e l'Ovvio”.

BUONA BLUE ECONOMY A TUTTI.