L'economia dei sanniti

L'attività economica più redditizia era rappresentata dall'agricoltura, dall'allevamento del bestiame e dalla lavorazione dei prodotti che da esso direttamente derivavano, come la lana, le pelli e i prodotti caseari, che avevano un affermato mercato nei territori campani e pugliesi. Essi costituivano merce di scambio per tutti gli altri articoli che non si producevano sul posto e che venivano importati. Il contatto dei Sanniti con la Campania ne migliorò l'attività commerciale e lo sviluppo culturale, mentre la civiltà greca ne influenzò la religione. Trebula, come tutte le zone periferiche del Sannio a contatto con i Campani, dovette sviluppare prima delle guerre sannitiche un'economia che andava oltre quella di pura sussistenza.

Gli scrittori antichi parlano, infatti, di colture estensive e specializzate e, in particolare, lodano la produzione di olio e di olive a Venafrum (Venafro) e dei celeberrimi vini di Trebula Balliensis e la fertilità del suolo del territorio di Allifae. Dunque, la condizione di relativo benessere del territorio trebulano si fondava su attività agricole (e, forse, artigianali) specializzate e sul commercio con le realtà circostanti. Tra le specie coltivate sono presenti soprattutto cereali, legumi, vite, olivo e frutta che costituivano, del resto, la base alimentare dei Sanniti. Per quanto riguarda gli animali allevati, i più diffusi erano gli ovini e i caprini, per i prodotti da essi ricavabili (latte, lana). Venivano allevati anche i bovini, per il loro impiego come animali di lavoro, ma anche da sacrificio (specie i vitelli).